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Isola del Liri: Una Romantica Città d’Acque tra Mondanità e Archeologia Industriale

In pochi altri luoghi ti capita di scoprire la Ciociaria (o l’Italia, se è per questo) che non ti aspetti come a Isola del Liri.

Per inciso, ci saranno quelli che storceranno pure il naso davanti all’affermazione che Isola è Ciociaria. Siamo infatti a circa 25 km da Frosinone in direzione entroterra, non lontani dalla Val di Comino e dal confine con l’Abruzzo, in un’area del frusinate che non è mai stata sotto l’influenza di Roma ma piuttosto di Napoli, prima come Ducato di Sora e poi come parte della Provincia di Caserta (o Terra di Lavoro che fu)… Ma questo non è il punto. Per il viaggiatore, sia che arrivi da sud attraverso Arce e Ceprano, sia che venga da nord e dalla vicina Sora, la vera sorpresa non starà nelle denominazioni storiche, ma piuttosto nell’osservare un cambiamento a livello di architetture e paesaggio urbano, così improvviso ed evidente da non generare una certa curiosità. Le attività commerciali cominciano a moltiplicarsi e susseguirsi una dopo l’altra senza soluzione di continuità, compaiono grandi edifici produttivi nascosti dietro muri e recinzioni monumentali, che parlano di una tradizione industriale non certo improvvisata, e magari, nelle ore di punta, capita addirittura di trovarsi incolonnati per qualche minuto (ma non di più!) nel traffico, manco fossimo a Roma. Tutti elementi, questi, che producono un netto senso di rottura in una terra che, altrimenti, per lo più si contraddistingue, nella realtà come nell’immaginario, per il quieto vivere, il tessuto urbano sparso e diffuso, le recinzioni di aie e pollai famigliari più che di grandi opifici, e una vocazione intima che in effetti è più agricola e artigiana che urbana e industriale.

Se si attraversa l’abitato di Isola del Liri senza abbandonare la strada principale, l’elemento di sorpresa tutto sommato può anche esaurirsi qui, con un vago senso di spaesamento per essersi imbattuti in quello che sembra un pezzetto di periferia produttiva della pedemontana emiliana posto fuori contesto (e forse è solo un caso, ma fa una certa impressione pensare che la famiglia Boncompagni, che dominò su queste terre per tutto il 1600 e 1700 col titolo di Duchi di Sora, fosse in effetti originaria di Bologna). Ma sarebbe un peccato lasciare le cose a questo punto! Perché la Isola che meno ti aspetti, ma che è destinata a stupirti più profondamente, è proprio lì dietro l’angolo: basta prendere la piccola deviazione che abbandona la strada regionale per attraversare il centro (ma attenzione automobilisti: la via è chiusa al traffico durante giorni di festa ed eventi). È qui che l’acqua fa la sua chiara apparizione e diventa regina e protagonista. Senza preavviso, la strada si trasforma in ponte, e dal ponte la veduta è sulla caduta grande e fragorosa con cui il fiume Liri continua il proprio corso nel centro di Isola.

Proprio così: una cascata naturale in pieno centro città. E non una cascatella qualsiasi, che un occhio malizioso potrebbe magari definire fontana o poco più, ma una cascata vera, verticale, con un’altezza importante (27 m) e il gonfiarsi minaccioso e anche un po’ inquietante durante le piogge stagionali e i momenti di piena.

Non finisce qui, perché a rendere tutto ancora più unico e quasi fiabesco, soprattutto nelle luci della sera, c’è l’apparire, sospeso sul balzo d’acqua, di un castello medievale con tanto di torre centrale ed elegante terrazzo. Brulica di vita anche quest’angolo centrale di Isola del Liri, ma una vita diversa: non quella operosa e diligente delle industrie e delle attività commerciali della periferia, ma una vita giovane e godereccia, fatta di locali aperti fino a tardi, ristoranti e aperitivi a bordo cascata (e qui l’acqua in genere si ritira dal ruolo di protagonista per fare posto ad altre bevande), con un’atmosfera di eleganza mondana che, anche quella, non può essere improvvisata ma ha chiaramente radici profonde negli sfarzi di tempi passati.

Città d’acqua

Si dice che quella di Isola del Liri sia l’unica cascata naturale all’interno di un centro storico in Italia e addirittura in tutta Europa. Parlare con certezza di primati è sempre difficile, ma forse non c’è neanche bisogno di farlo: l’imponenza del balzo, la sua collocazione nel cuore della città, il fatto che in effetti sia una cascata naturale e la presenza di un castello a completare e impreziosire ulteriormente lo scenario, sono tutti elementi che già di per sé bastano a rendere Isola una meta unica e imperdibile, al di là di possibili paragoni in Italia o nel mondo. Allo stesso modo, non ha senso scomodare Venezia ogni volta che si parli di “città d’acqua”. Questo però non toglie che anche il rapporto tra Isola e l’acqua sia strutturale e profondissimo. Lo dice il nome stesso: Isola, perché il fiume Liri si biforca proprio all’altezza del Castello e forma due rami che cingono il nucleo storico della città come un vero e proprio isolotto. Lo dicono i tanti rivoli e canali che provengono dai fiumi Liri e Fibreno e che solcano il territorio comunale, anche se, come in altre parti d’Italia, le scelte di politica industriale e infrastrutturale dopo il 1860 non hanno privilegiato queste vie d’acqua, ma hanno piuttosto operato per cancellarle e nasconderle. E lo dice, infine, la storia, dato che la presenza di acque abbondanti e rapide ha attratto su queste sponde nel corso dei secoli (se ne parla già nel 1500) attività economiche quali la produzione della carta e la lavorazione della lana.

Quello dello sviluppo industriale favorito dall’acqua è poi proprio un capitolo a sé, che come tale meriterebbe di essere raccontato. Qui ci limitiamo all’essenziale. Siamo a inizio 1800. Da mezzo secolo è partita dall’Inghilterra quella prima rivoluzione industriale che sta cambiando il volto dell’Europa. Napoleone con le sue truppe è disceso in Italia ed è arrivato fino al Regno di Napoli, dove ha temporaneamente spodestato i Borbone e instaurato un suo regime che durerà fino al 1815. Queste circostanze aprono la strada all’afflusso di capitali e tecnici dalla Francia, in una zona che, per le proprie caratteristiche, era già entrata nelle mire dei piani di sviluppo dei Borbone qualche decennio prima. Nomi quali Beranger, Lefebvre e Boimond contribuiscono alla crescita industriale di Isola nei settori della lana e soprattutto della carta, e alla sua trasformazione, anche architettonica e urbanistica, da dimora signorile a centro di una ricca borghesia imprenditoriale di stampo francese. Al ritorno dei Borbone sul trono di Napoli nel 1815, Isola è uno dei principali nuclei industriali del Regno e di tutto il centro-sud Italia. La storia prosegue su questa linea fino all’Unità d’Italia (1861) e oltre, con l’introduzione delle nuove tecniche che permettono di sfruttare l’acqua e i suoi balzi per la produzione di energia idroelettrica, anche se i fasti di inizio secolo non saranno più replicati e anzi comincia un percorso di lento declino. La Isola del Liri di oggi non è certo più quella del 1800, così sfarzosa e operosa da venir soprannominata, a turno, la Parigi o la Manchester “de noantri”. L’impronta mondana e produttiva, però, è tutt’altro che scomparsa: un retaggio specifico di Isola alla cui fonte c’è, per l’appunto, il dono dell’acqua.

Cascata Grande e Castello Boncompagni-Viscogliosi

Del rapporto privilegiato di Isola del Liri con l’acqua, la Cascata Grande sovrastata dal sognante Castello Boncompagni-Viscogliosi rappresenta senz’altro l’immagine di copertina e da foto-ricordo. Anche presi singolarmente, cascata o castello in quella posizione sarebbero già uno spettacolo, ma la loro unione crea un’impressione davvero unica. A quanto sembra, questo felice connubio lo si deve ai monaci della vicina Montecassino, che qui trovarono un luogo di ritiro e preghiera, le cui prime notizie risalgono al 1004. Nel 1400, però, la struttura era già divenuta fortificazione, anche se bisognerà aspettare il 1600 per arrivare a una configurazione simile a quella attuale. Fu Jacopo del casato Boncompagni (sempre loro) che, come primo Duca di Sora, avviò una nuova stagione per il Castello, facendone la propria dimora e il centro politico del Ducato. Le opere avviate da Jacopo e proseguite dai suoi successori inclusero l’abbellimento del parco e la realizzazione degli impressionanti affreschi della cosiddetta Sala delle Rondinelle, ancora oggi il cuore artistico dell’edificio.

Nel 1800, il Castello seguì la parabola generale di Isola, trasformandosi da residenza signorile a centro industriale. Uscito piuttosto malmesso dall’invasione napoleonica, passò in mani private venendo adibito dapprima a lanificio e poi a centrale idroelettrica funzionale all’industria della carta. Quest’ultima metamorfosi fu opera dell’ingegner Angelo Viscogliosi, che acquistò la proprietà nel 1924 e avviò una benemerita opera di ricostruzione degli edifici e recupero dei giardini. Oggi il Castello resta residenza privata dei discendenti di Angelo Viscogliosi. È anche sede del feltrificio Binet sul Liri, grazie all’energia sviluppata dalla cascata e dalla centrale idroelettrica, tuttora in funzione. E a questo riguardo, ci si potrebbe chiedere se Isola non possa anche competere per un altro primato sui generis, ossia quello dell’unica centrale idroelettrica ubicata all’interno di un castello medievale. Nonostante l’uso privato, in occasioni particolari e grazie ai nostri tour, il Castello apre le porte ai visitatori, che possono ammirarne il parco e parte degli interni, inclusa la celebrata Sala delle Rondinelle, o godere di una vista davvero privilegiata sul salto della Cascata Grande.

L’“altra” cascata e il Parco Fluviale

Si è detto che all’altezza del castello il fiume Liri si biforca. Il primo ramo è quello che, con un salto verticale, dà vita alla Cascata Grande. Cosa succede al secondo? Meno facile da scovare e meno spettacolare della Cascata Grande, ma non meno pittoresca, Isola nasconde un altro tesoro d’acqua: la cosiddetta Cascata del Valcatoio (o Gualcatoio), nella vita quotidiana del posto nota semplicemente come “la seconda” o l’“altra” cascata, per l’appunto.

Il Valcatoio si trova dall’altro lato del centro di Isola e del Castello e ha lo stesso ragguardevole salto della Cascata Grande (27 m), anche se ne manca la verticalità, in quanto l’acqua scende a balzi su roccette.

Anche se al cospetto del Valcatoio la strada sembra fermarsi, è in realtà possibile proseguire lungo una via che si fa pista ciclabile e sentiero pedonale. È il Parco Fluviale di Isola del Liri, un percorso che porta a Sora restando lontani dal traffico della strada principale. Oltre al contatto con alberi e natura, il tracciato offre una vista di riguardo sul fiume Liri, su ex cartiere ed opifici (memorie degli anni d’oro dell’industria del posto) e, a fine percorso, sul segno tangibile di civilizzazioni ancora più antiche: i resti del Ponte Marmone, costruito dai romani oltre due millenni fa e probabilmente abbattuto dalle truppe di Federico II di Svevia durante la loro calata nel 1200.
Nell’attesa che il lungofiume possa magari diventare un ecomuseo o un parco di archeologia industriale che rendano piena giustizia all’importanza di questo patrimonio, il Parco Fluviale offre già una bellissima oasi di tranquillità. È il luogo dove cercare refrigerio nelle sere d’estate, concedersi una passeggiata romantica tra i colori dell’autunno, o godersi una divertente pedalata tra amici o in famiglia con le e-bikes che Discover Ciociaria, anche grazie al supporto degli imprenditori del luogo, propone ai visitatori.

Villa Lefebvre

L’acqua non sarà direttamente visibile come elemento, ma è comunque alla base di un altro edificio-simbolo di Isola: Villa Lefebvre (anche conosciuta come Villa Nota Pisani). Si tratta infatti della dimora di Carlo Lefebvre, uno degli imprenditori francesi che più fecero fortuna nella Isola di inizio 1800, utilizzando la ricchezza idrica dell’area per sviluppare l’industria della carta. Il Lefebvre, che portò l’industria cartaria di Isola del Liri a livelli d’avanguardia in Europa grazie all’introduzione di importanti innovazioni tecniche, fece realizzare la Villa su misura per sé e la propria famiglia, introducendovi un gusto tipicamente d’oltralpe. I risultati estetici sono infatti pregevolissimi, ma molto più vicini alla Parigi che al centro-sud Italia del tempo. Impreziosita di dettagli come tetti aguzzi, abbaini, trompe-l’oeil e vetrate in stile Belle Époque, e circondata da un parco con alberi secolari di impianto tipicamente mitteleuropeo, Villa Lefebvre è l’edificio che, forse più di ogni altro, contribuì a dare a Isola quel look e atmosfera di “piccola Parigi”. Come il Castello, anche Villa Lefebvre ha poi conosciuto sorti alterne e passaggi di proprietà nel corso degli anni. E come il Castello, così pure la Villa è oggi una residenza privata che si offre come location per matrimoni e, anche grazie ai nostri tour, apre le porte al pubblico per visite guidate di parco e interni.

Città della movida e dell’obbligo di baciarsi

L’Isola dei Lefebvre, Beranger e degli anni d’oro dell’industrializzazione chiaramente non esiste più e gli sfarzi della “piccola Parigi” sono acqua passata (in senso tanto metaforico quanto letterale!). Però, come si diceva, l’indole festaiola e mondana e un certo senso di eleganza sono tutt’altro che sopiti. Sarà che la conformazione e l’estetica del posto ben vi si adattano, con quella massa d’acqua e la Cascata in pieno centro, illuminata ad arte nelle ore serali, sarà per l’appunto per via di una memoria e un retaggio di quelli che è non facile dimenticare, il fatto è che ormai da qualche anno Isola del Liri è conosciuta nella provincia di Frosinone come città di movida e, almeno in estate, grande vita notturna. Un elemento, anche questo, tutt’altro che trascurabile in un’area come la nostra, che tanto ha da offrire in termini di relax, buon cibo e tranquillità, ma forse non abbastanza quanto a svago e divertimento. Certo, identificare tutto il centro storico di Isola con la sola scena di bar e locali sarebbe sbagliato e ingeneroso: il centro di Isola sono anche le viuzze caratteristiche lastricate in pietra, che si snodano attorno alla grande chiesa centrale di San Lorenzo, sono le argenterie, camicerie e gli altri negozi del corso principale. Però è altrettanto innegabile che i bar e ristoranti del corso e del “lungo Cascata” abbiano ormai raggiunto una popolarità tale da costituire una vera e propria attrazione a sé. Non sappiamo dire se, dopo essere divenuta città della movida, Isola del Liri saprà reinventarsi ancora una volta, magari reclamando il ruolo e titolo di città degli innamorati. Per il momento, l’apparizione di una piccola installazione artistica a bordo Cascata – un cartello formato stradale che comunica l’obbligo di baciarsi – richiama quanto meno l’attenzione sul naturale appeal romantico del luogo. I passanti sembrano condividere e apprezzare il messaggio. Forse anche perché, tutto sommato, ben si confa all’inclinazione, quella sì tipicamente ciociara, verso lo stare assieme e il volersi bene.

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